Lo Sbiancamento Dentale
L’odontoiatria cosmetica è quella branca che ha come obiettivo il miglioramento dell’aspetto di uno o più elementi dentali, dei tessuti orali e/o periorali.
Una delle procedure più note è lo sbiancamento dentale, che consente di trattare casi di discromie, estrinseche o intrinseche, a carico di uno o più elementi dentari.
Il colore naturale dei denti è determinato da una componente intrinseca associata alle proprietà ottiche di assorbimento e diffusione della luce di smalto e dentina e viene influenzato dalla presenza di discromie, che lo sbiancamento punta ad eliminare.
Come funziona lo sbiancamento?
Richiede un esame clinico endorale preliminare (che verifichi la presenza di uno stato di salute dento-parodontale), la formulazione di una corretta diagnosi e la supervisione da parte dell’operatore odontoiatrico.
Per garantire la sicurezza del trattamento, l’agente sbiancante deve essere a pH neutro. I due principi attivi utilizzati negli sbiancamenti dentali sono perossido di idrogeno e perossido di carbaminde (che rilascia perossido di idrogeno ed urea). Il perossido di carbamide risulta più efficace durante le ore notturne in quanto l’urea provoca l’innalzamento del pH ai valori desiderati. Il perossido d’idrogeno presenta basso pH e breve durata d’azione. Pertanto le formulazioni sbiancanti contenenti perossido di idrogeno richiedono minor tempo di contatto ma un maggior numero di applicazioni e quelle contenenti perossido di carbammide impiegano pochi giorni ma esigono un maggior tempo di contatto. La scelta del prodotto, dunque, va confrontata con le abitudini e lo stile di vita del paziente, oltre che con l’eventuale ipersensibilità dentinale e la natura della discromia.
Entrambi agiscono grazie alla liberazione di ossigeno da parte dei perossidi nel momento in cui vengono posti a contatto con i denti. Le molecole di ossigeno disgregano le molecole dei pigmenti responsabili della discromia, con conseguente aumento della luminosità e riduzione del croma.
Lo sbiancamento nei denti vitali
Per quanto riguarda il trattamento dei denti vitali si distinguono
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Sbiancamento in studio (‘In-Office bleaching’): prevede l’applicazione di cicli di gel a base di perossido di idrogeno ad alta concentrazione (circa 40%). Questa tecnica può essere associata all’uso di apposite lampade, che possono velocizzare la reazione chimica del gel. Richiede breve durata e, solitamente, garantisce subito risultati evidenti.
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Sbiancamento domiciliare (‘Home bleaching’): si rilevano le impronte di entrambe le arcate dentarie, da cui si ricavano delle mascherine plastiche trasparenti individuali, che verranno riempite di gel ad ogni applicazione. Alla consegna del materiale, il paziente viene istruito sulle modalità e tempistiche di utilizzo (genericamente, non inferiore alle due settimane). Vengono fissati due appuntamenti di controllo, uno a metà trattamento ed uno alla fine.
I principali possibili effetti collaterali (entrambi transitori) sono:
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Ipersensibilità dentinale: di entità da lieve a moderata, si riscontra (durante e dopo il trattamento) nei 2/3 dei pazienti sottoposti a sbiancamento di denti vitali.Può essere prevenuta e trattata con l’utilizzo di prodotti a base di fluoro e/o nitrato di potassio, ad azione mirata.
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Irritazione dei tessuti molli : il perossido di idrogeno in concentrazione maggiore al 10% può provocare piccole vescicole biancastre, associate a sensazione di bruciore. La risoluzione è spontanea (in poche ore), ma può essere velocizzata dall’applicazione di prodotti forniti dall’Odontoiatra/Igienista di riferimento. Ai fini di prevenirla risulta fondamentale l’adeguata protezione dei tessuti molli.
Lo sbiancamento nei denti non vitali
Anche gli elementi trattati endodonticamente (comunemente definiti ‘devitalizzati’) possono andare incontro a variazioni di colore (in questo caso per emorragia pulpare, incompleta rimozione tessuto necrotico, uso di materiali da riempimento canalare a base di eugenolo e sali di argento).
La tecnica utilizzata per trattarli è detta ‘walking bleaching’: dopo la riapertura del dente, la rimozione di eventuali residui di tessuto nella camera pulpare e la protezione della parte più apicale del canale, l’agente sbiancante (perossido di idrogeno al 35%) viene alloggiato all’interno dello stesso e lasciato per alcuni giorni. Diffondendosi nei tubuli dentinali ossida e sbianca i pigmenti presenti.
Un possibile effetto collaterale, sebbene raro, è il riassorbimento cervicale qualora non si allestisca un opportuno isolamento.
Le corone e le otturazioni si sbiancano?
E’ bene ricordare che lo sbiancamento dentale agisce solo sui denti naturali, non agisce su corone protesiche, restauri estetici (‘otturazioni’) o qualsiasi altro materiale da restauro presente nel cavo orale.
L’eventuale necessità di un ritrattamento può variare notevolmente da 1-3 anni fino a più di 10 anni di distanza dallo sbiancamento iniziale.
E’ indicato in età adulta (sconsigliato in gravidanza), può essere ritenuto sicuro e rappresenta un trattamento estetico a notevole approccio conservativo e vantaggioso rapporto costo-beneficio.